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LA VIA CINESE ALLA PACE IN MEDIORIENTE
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- Di Comintern
- Venerdì, 19 Maggio 2023 15:18
In Medio Oriente evidentemente c'era bisogno di una (nuova) potenza egemone, la Cina, col suo ruolo nel processo di normalizzazione dei rapporti tra Arabia Saudita e Iran, per rimettere a posto i tasselli di pace nella regione. Il primo maggio, ad Amman, in Giordania, si sono riuniti i ministri degli Esteri di Giordania, Arabia Saudita, Egitto, Iraq e Siria con l'obiettivo di stabilire un percorso che porti alla soluzione politica della crisi siriana, la quale si protrae ormai dal 2011 e che ha visto una guerra civile divenuta una guerra internazionale per procura. Nella dichiarazione finale della riunione tenuta ad Amman dai ministri degli Esteri di Giordania, Arabia Saudita, Egitto, Iraq e Siria, viene scritto: "I ministri degli esteri di Giordania, Arabia Saudita, Iraq ed Egitto hanno sottolineato la priorità di porre fine alla crisi e a tutte le morti e le distruzioni che ha causato, e di porre fine alle sofferenze del popolo siriano e alle ripercussioni negative regionali e internazionali della crisi, attraverso una soluzione politica che preservi l'unità, la coesione e la sovranità della Siria, soddisfa le aspirazioni del suo popolo e contribuisce alla promozione di condizioni favorevoli al ritorno volontario e sicuro dei rifugiati, alla partenza di tutte le forze straniere illegali dalla Siria, alla realizzazione degli interessi nazionali e al ripristino della sicurezza, della stabilità e del ruolo della Siria". Quindi, vengono nuovamente riconosciuti sia la sovranità territoriale siriana che il suo governo. Sempre in quella riunione dei ministri degli Esteri si è deciso "di sostenere la Siria e le sue istituzioni in qualsiasi sforzo legittimo per estendere il controllo sul loro territorio e imporre lo stato di diritto, porre fine alla presenza di gruppi armati e terroristici in territorio siriano e fermare gli interventi stranieri negli affari interni della Siria, in conformità con il diritto internazionale e la Carta delle Nazioni Unite". | ministri degli Esteri dei Paesi partecipanti alla riunione hanno, dunque, espresso un'ulteriore denuncia di ingerenze esterne nelle vicende politiche siriane ma hanno, anche, espresso sostegno e solidarietà al popolo e al governo siriano nell'affrontare la crisi seguita al devastante terremoto che ha colpito sia la Siria che la Turchia. Con riferimento ai rifugiati di guerra, i ministri dei Paesi in riunione "hanno convenuto di rafforzare la cooperazione tra il governo siriano e i paesi che ospitano i rifugiati e di coordinarsi con gli organismi competenti delle Nazioni Unite per organizzare il ritorno volontario e sicuro dei rifugiati e porre fine alle loro sofferenze, secondo procedure specifiche e un calendario chiaro". In più, i Paesi coinvolti nel percorso di stabilizzazione politica si sono impegnati, con il coinvolgimento della comunità internazionale e delle Nazioni Unite, a attuare progetti di ripresa rapida - anche lì dove saranno rimpatriati i rifugiati - con la "costruzione di scuole, ospedali, strutture pubbliche e opportunità di lavoro". Definiti e ribaditi gli obiettivi di questo processo di normalizzazione siriana: "Realizzare la riconciliazione nazionale, consentire alla Siria di intraprendere la ricostruzione verso un futuro sicuro che soddisfi le aspirazioni del popolo siriano e il suo diritto a vivere in pace nel proprio paese e ripristinare il ruolo storico della Siria nella regione". Queste importanti decisioni sono l'effetto dello storico accordo tra le due potenze regionali del Medioriente, Iran e Arabia Saudita, raggiunto con la mediazione cinese. Ma a cosa sta puntando la diplomazia cinese nel ridisegnare lo scacchiere politico dell'area mediorientale? A ridisegnare un nuovo ordine mediorientale che passi per Pechino?