Login

SERVE UNA NUOVA POLITICA ECONOMICA CON IL RECOVERY PLAN

Il «Piano nazionale per la ripresa e la resilienza» (PNRR) si articolerà, secondo le linee guida del «Recovery Fund» inviate dalla BCE ai governi europei, su sei punti programmatici:(1) Digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo (2) Rivoluzione verde e transizione ecologica (3) Infrastrutture per la mobilità (4) Istruzione, formazione, ricerca e cultura (5) Equità sociale, di genere e territoriale (6)Salute. Ma la BCE spinge anche, da tempo, per ‘reflazionare’ le economie europee, per portare l’inflazione al 2% ed evitare la deflazione. Un’inflazione vicina allo zero non dà prospettive; una vicino al 2% sollecita i consumi, li rafforza, alimenta la crescita, spinge all’aumento dei salari potenziando il mercato del lavoro, incrementa la produzione che risente di un aumento della domanda. Inflazione, però, da tenere sotto controllo perché se  eccessiva può determinare un contesto di sfiducia, generare un rialzo dei tassi di interesse e frenare gli investimenti o i consumi laddove la deflazione è ancora peggiore perché induce all’immobilismo, con imprenditori e consumatori indotti a pensare che comprare o investire domani sia meglio che farlo oggi dal momento che prezzi e costi scenderanno, quindi ad un conseguente calo della crescita economica che porta alla recessione. Un’inflazione vicino al 2% favorisce i Paesi con elevati stock di debito, come l’Italia, mentre la deflazione è molto negativa perché lo stock di debito pubblico accumulato, da finanziare con nuove emissioni di titoli obbligazionari, solitamente è a prezzi costanti e resta invariato nel tempo. In deflazione, il Pil decresce e il calo avviene a prezzi correnti, in quanto composto da valori che vengono aggiornati con l’inflazione e per questo motivo, quindi, la crescita del Pil per il nostro Paese non potrà non essere (moderatamente) inflazionata, proprio per favorire il riequilibrio degli indici di debito (Debito/Pil) che tenderanno a scendere. Per questo obiettivo servono i soldi del «Recovery Fund» ma anche un'azione possente che incida sul reddito e sui consumi delle famiglie con investimenti pubblici che siano di traino a quelli privati per rilanciare lo sviluppo produttivo e contribuire all’incremento del Pil con una particolare attenzione al Mezzogiorno comunque già penalizzato nella ripartizione dei fondi toccati complessivamente all'Italia. Vi saranno, infatti, investiti 94,55 mld di euro pari al 38,12% sul totale di 248,00 mld di euro invece del 70% previsto dalla Commissione Europea in favore delle zone economicamente disagiate. Lo sviluppo produttivo dipende dalla domanda che a sua volta dipende dal reddito, che è uguale alla produzione. Un effetto moltiplicatore: l'incremento della domanda fa aumentare la produzione; l'aumento della produzione porta a un aumento del reddito dello stesso ammontare, perché domanda e produzione sono identicamente uguali; la crescita del reddito aumenta ulteriormente il consumo che a sua volta genera un aumento della domanda e così via. Per attivare un cambiamento davvero strategico non servono incentivi e/o concessioni di breve durata bensì una politica coraggiosa - un rischio calcolato, per dirla con Draghi - che attivi aumenti salariali e ricerchi la massima occupazione possibile, che sia di fatto il motore di un necessario cambio di passo in politica economica. Ad oggi, però, nel governo persiste ancora un clima di forte incertezza e Draghi sta mettendo sul piatto della bilancia tutto il suo prestigio per mediare tra le forti pressioni conservatrici e filoconfindustriali della Destra di governo e quelle riformiste, invero tenui, del Centrosinistra. C'è da scongiurare il rischio di compromettere l’efficacia degli eventuali stimoli alla domanda e quindi di comprimere ulteriormente il Pil, le cui variabili più importanti sono i consumi, in quanto parte più importante degli impieghi, e gli investimenti, in quanto potenziale produttivo del Paese. Il rischio è sempre lo stesso: che la ripresa economica e lo sviluppo produttivo vengano finalizzati e realizzati al fine di dare nuovo impulso alla sola accumulazione di capitale, sulla testa dei lavoratori e delle fasce sociali più deboli.




Template per Joomla!®: Themza - Design: Il gatto ha nuove code