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SULLA CONTRADDIZIONE PRINCIPALE
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- Di Comintern
- Sabato, 29 Maggio 2021 14:15
In qualsiasi processo di sviluppo esistono diverse contraddizioni tra elementi incompatibili a ogni livello e in ogni campo di indagine che il marxismo affronta in maniera dialettica, studiandone lo sviluppo dal loro interno e dal nesso in cui un elemento si trova con altri. La causa fondamentale dello sviluppo delle cose non si trova fuori di esse ma nel proprio interno, nella natura contraddittoria insita nelle cose stesse. Ogni forma di sviluppo, di trasformazione, si svolge sotto il segno della contraddizione: per non vederla occorre un atteggiamento preconcetto che immagini la realtà come immobile ed eterna e che non voglia considerare questa nella sua complessa mutevolezza. Il cambiamento è infatti il prodotto delle contraddizioni di ciò che cambia, la loro dissoluzione e l'apertura di una nuova fase che ha superato le contraddizioni precedenti e ne pone di nuove e di diverse: tanto nei fenomeni naturali quanto nelle vicende della storia, tanto nei processi che si svolgono nella mente dell'uomo quanto in quelli che si verificano nella sfera dell'economia e della conseguente lotta politica. Contraddizioni sono esistite e ne esistono anche in seno alla società capitalistica laddove quella tra proletariato e borghesia forma la contraddizione principale di natura antagonistica che determina l'impossibilità di compromesso tra classi sociali differenti. La sua stessa esistenza e il suo sviluppo determinano oppure influenzano l’esistenza e lo sviluppo delle altre contraddizioni, le quali – principalmente quelle tra piccola borghesia contadina e borghesia industriale, tra proletariato e piccola borghesia contadina, tra democrazia borghese e fascismo borghese e, a livello mondiale e più alto, quelle tra gli stessi paesi capitalistici e quelle tra paesi imperialisti e paesi in via di sviluppo – sono determinate e/o influenzate dalla contraddizione principale. In tal senso l'opera di Lenin è stata veramente rilevante nel denunciare la tendenza a pensare il nemico di classe come un blocco omogeneo e compatto, libero da contraddizioni interne utilizzabili per la sua sconfitta e non da meno Mao Tse-tung affermava che “La concezione dialettica del mondo ci insegna anzitutto a osservare e ad analizzare nelle diverse cose il movimento degli aspetti opposti e a trovare, sulla base di quest’analisi, i metodi appropriati per risolvere le contraddizioni.” nel suo grandioso scritto «Sulla contraddizione» del 1937. Nella fase storica attuale, però, questo impianto teorico è superato, direi ribaltato, da un lato, dall’affievolirsi della spinta propulsiva del movimento operaio in quanto classe antagonista alla borghesia e, dall’altro lato, dal poderoso sviluppo all’interno della società capitalista di forze politiche implicitamente di stampo fascista che puntano a minare le colonne portanti dell’impalcatura democratica e rappresentativa dello Stato borghese: oggi, in Europa come in Italia, la contraddizione principale è diventata quella tra democrazia borghese e fascismo borghese. Il movimento operaio e le forze di sinistra anticapitaliste devono, nel prenderne atto, rielaborare una teoria politica e una prassi conseguente, volte prioritariamente ad opporsi alle forze fasciste e reazionarie difendendo istituzioni borghesi, quali democrazia parlamentare e Costituzione repubblicana, che oggi sono baluardi delle conquiste della lotta di Liberazione e per questo sono bersaglio di chi quelle conquiste vuole cancellare. Necessario e strategico diventa in quest’ottica la costruzione di un Fronte Popolare Antifascista nel quale i comunisti, con la propria autonomia e fermo restando l’obiettivo della costruzione del fronte unico di classe, si uniscano alle forze borghesi democratiche a difesa della Repubblica antifascista.