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QUANDO LA DESTRA MASSACRÒ LA SCUOLA
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- Di Comintern
- Domenica, 12 Dicembre 2021 18:41
Ecco le principali criticità della riforma della scuola italiana realizzata dal governo Berlusconi, a firma della ministra Gelmini, tra il 2008 e il 2010 :
- riduzione delle ore di insegnamento di storia dell’arte e di geografia
- creazione di «classi pollaio» con fino a 35 studenti
- finanziamenti alla scuola privata o paritaria
- tagli alla scuola pubblica, di ben 8 miliardi sul bilancio rendendo difficile ogni investimento futuro per anni, dai banchi all’edilizia scolastica
- blocco totale del turnover e di nuove assunzioni per 10 anni
- epurazione dai programmi scolastici di alcuni autorevoli autori meridionali del Novecento quali Pirandello, Sciascia e Silone
L'insieme cumulativo dei provvedimenti correlati a questa riforma ha prodotto notevoli tagli ai finanziamenti per l'istruzione pubblica, giustificati dalla necessità di ridurre a zero il deficit pubblico italiano.
• Scuola primaria e secondaria
Nel triennio dal 2008-2009 al 2010-2011 le classi sono calate di 10.617 unità, nonostante il numero degli alunni in Italia non sia mai diminuito. Nel triennio 2008-2011 si è effettuata l'eliminazione e il taglio netto di oltre 90.000 cattedre intere. Nello stesso periodo hanno perso l'incarico circa 30.000 supplenti con incarichi annuali, sono diminuiti di 30.000 unità i posti per il personale non docente, sono stati tagliati ulteriori 14.000 posti.
• Università
Nel 2010, rispetto all'anno precedente, la quota di stanziamenti assegnati per la ricerca universitaria è diminuita di circa il 7%. Lo stesso ministero dichiarò a suo tempo che “l'Italia si colloca al di sotto della media dei 27 Paesi dell'Unione europea: stanziamo per la ricerca scientifica 12 euro in meno per abitante ed il rapporto rispetto al PIL è di 0,10 punti percentuali inferiore. Inoltre: nel 2009 nei 27 Paesi dell'Unione europea si registra complessivamente un calo dell'1,15% degli stanziamenti per la ricerca rispetto all'anno precedente [...] ma questa riduzione riguarda principalmente la Spagna [...] e l'Italia (-1,6% milioni di euro e -4,1% milioni di euro). Ciononostante, in rapporto al PIL la Spagna mostra una propensione a investire in ricerca scientifica maggiore della nostra [...] e stanzia circa 8 euro per abitante in più dell'Italia.”
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