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IL RISCHIO DELL'AUMENTO DEI TASSI DI INTERESSE
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- Di Comintern
- Domenica, 12 Giugno 2022 10:41
La BCE aumenta i tassi di interesse: la notizia era nell’aria da tempo ed è arrivata la conferma con le dichiarazioni della presidentessa Christine Lagarde.
• Lo scenario attuale
La decisione è stata adottata per cercare di contrastare l’impennata dell’inflazione, aumentando i tassi di interesse a partire dal prossimo mese di luglio dello 0,25% e anticipando che a settembre ce ne sarà un altro probabilmente più consistente che gli analisti stimano almeno dello 0,5%. E potrebbe non essere finita qui perché se l’inflazione non venisse riportata al di sotto del 2% come previsto dall’obiettivo della Banca Centrale, gli analisti non escludono la possibilità di ulteriori revisioni al rialzo dei tassi d'interesse. Quando si parla di aumento dei tassi di interesse si parla di quelli con cui le banche centrali prestano denaro alle altre banche e, quindi, innalzandoli viene aumentato il costo del denaro e parimenti scoraggiata qualsiasi forma di investimento perché meno conveniente con tassi di interesse più alti e con maggior rischio. Si creerà quindi una sorta di stasi nell’economia che porterà di conseguenza anche a una stabilizzazione dell’inflazione. Almeno, questo è l'obiettivo che di pone la BCE impegnata almeno su due fronti: quello dell’inflazione e quello del brusco rallentamento della crescita europea. Per quanto riguarda il primo fronte, è importante sottolineare che l’inflazione europea non deriva affatto dal surriscaldamento dell’economia. Si tratta, piuttosto, di un'inflazione da offerta derivante, da una parte, dai traumi connessi alla scarsa disponibilità di beni e servizi nella fase post pandemia. Dall’altra, dalla lievitazione dei prezzi delle fonti energetiche a seguito della crisi ucraina e delle pressioni speculative. Il punto è che, in presenza di una inflazione da offerta, la manovra sui tassi può forse limitare i danni causati dalla spirale inflazionistica, ma non è certo in grado di trovare soluzioni strutturali. In concreto, se gas e petrolio diventano merce rara, anche solo a livello di aspettative, poco può fare l’innalzamento dei tassi per evitare la fiammata sui prezzi. La situazione è molto delicata: nell'immediato futuro, se dovessero perdurare nel tempo sia la scarsa disponibilità di beni e servizi che l'aumento dei prezzi delle materie prime, l’inflazione da offerta subirebbe una mutazione genetica che la trasformerebbe in una stagflazione caratterizzata dalla contemporanea presenza di inflazione e stagnazione dell’economia europea. In questo scenario la BCE si troverebbe davanti ad un pericoloso bivio: aumentare sensibilmente i tassi di interesse sulla scia di quando fatto dalla Federal Reserve americana - che ha però solo l'obiettivo di contenere l’inflazione - ma rischiando, per combattere l'aumento dell'inflazione, di generare una profonda recessione. Oppure, al contrario, potrebbe rendere molto graduale sia il rientro dalle misure espansive di emergenza che l’innalzamento dei tassi d'interesse. In questo caso, però, la BCE sosterrebbe il tessuto produttivo europeo ma si esporrebbe ad un incremento del rischio inflazionistico. Come già avvenuto nel 2008, quando l’allora presidente della Banca Centrale, Trichet, spaventato dall’aumento dei prezzi del petrolio e dei generi alimentari, decise di alzare bruscamente i tassi di interesse spingendo l’economia europea in una crisi di rara profondità.
• Quali conseguenze per famiglie e piccole imprese
La decisione della BCE porterà delle conseguenze a catena su tutti i protagonisti della vita economica, comprese le famiglie. Per le famiglie italiane pagare di più il denaro inciderà sui consumi e sarà più caro chiedere prestiti personali o rateizzare un acquisto. Tutto questo mentre l’inflazione toglierà sempre di più potere d’acquisto alla moneta, si potrà acquistare meno merce a parità di denaro, si ridurranno di conseguenza anche i consumi e le persone meno abbienti saranno costrette a tagliare le spese non essenziali. Una spesa che in Italia, secondo dati Istat, non ha recuperato i livelli pre-pandemia con stime ancora al di sotto del 4,8% rispetto al 2019. Sarà più caro anche acquistare casa visto che i mutui torneranno a salire ed a salvarsi sarà soltanto chi ha già acceso un mutuo a tasso fisso con la certezza di vedere invariato il proprio tasso per tutta la durata del finanziamento. Pagare di più per finanziarsi metterà in ginocchio anche le piccole imprese e gli artigiani, già in difficoltà per l’aumento dei costi delle materie prime con margini di guadagno che si faranno sempre più ristretti.