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SCONGIURARE LA TERZA GUERRA MONDIALE

Pensare di poter ricompattare l'Unione Europea sostenendo l'imminenza o quasi di un attacco russo ai paesi baltici è solo una pericolosa forma di isterismo politico non dettato da una reale convinzione dell'imminenza di un attacco russo bensì da una precisa volontà politica di giocare col fuoco antirusso per spegnere il fuoco antieuropeo. La Russia, checché ne dica la propaganda di governo, è stremata da tre anni di guerra che le hanno portato via centinaia di migliaia di giovani vite umane e sopravvive economicamente grazie al supporto economico cinese e indiano che le hanno aperto i propri mercati, non senza tornaconti finanziari. Se l'obiettivo di Von der Leyen e del suo governo - dal quale non a caso giungono pressioni all'aumento delle spese militari per un riarmo generalizzato e non a caso dalla rappresentante estone, Kallas - è quello di dimostrare con i fatti che l'Europa accetta e rilancia la sfida di Trump sul ruolo, deleterio e marginale al tempo stesso, del Vecchio Continente nello scacchiere mondiale, ebbene la via che si sta imboccando è davvero pericolosissima. Già nel 2007 Putin denunciò, nel suo famoso discorso durante la Conferenza sulla sicurezza di Monaco che l'allargamento della NATO rappresentava una minaccia per la Russia e andava contro gli impegni assunti dall'Alleanza stessa, salvo poi regolarsi per proprio conto su come gestire la difesa dei confini. E appena ieri ha ribadito: “Se i paesi della NATO UE dichiarano guerra alla Russia, allora tutti devono sapere che la nostra risposta sarà fulminea e se sentiamo una minaccia per noi, la nostra risposta sarà distruttiva.” facendo capire chiaramente a cosa il mondo può andare incontro. Allora che fare per rientrare seriamente in gioco e non rimanere "col cerino in mano" di un possibile confronto militare diretto con la Russia? Fermo restando che l'Unione Europea ha già contribuito con oltre la metà dei circa 400 miliardi di euro destinati all’Ucraina - impegnando 202,6 miliardi di euro , a fronte dei 119 miliardi (in euro) stanziati dagli Usa, dei 27,2 miliardi di euro del Regno Unito, dei 15 miliardi di euro della Norvegia e dei 12,4 miliardi di euro del Canada - riuscendo solo a supportare il contenimento dell'avanzata dell'esercito russo ma non alla sua sconfitta sul campo, può realmente essere utile un ulteriore esborso di miliardi di euro senza peraltro ribaltare nel breve periodo le sorti del conflitto? E quale potrebbe essere il passo successivo in caso di crollo dell'esercito ucraino (imminente secondo alcuni analisti militari) e conseguente poderosa avanzata dell'esercito russo? L'intervento sotto l'ombrello NATO? Assolutamente no. L'unica via ad oggi percorribile, vista e considerata la situazione di sostanziale stallo venutasi a creare sul campo e peraltro prima opzione alla base dell'impegno europeo al fianco dell'Ucraina, resta la partecipazione ad una trattativa con la stessa Ucraina e con la Russia - sul modello già sperimentato (male) nel 2015 col «Quartetto Normandia» al secondo Protocollo di Minsk - dopo aver concordato un cessate il fuoco. Altro, oggi e nelle condizioni in cui si trova l'Unione Europea, è impensabile realizzare senza effettuare un pericolosissimo salto nel vuoto.




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