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L'USCITA DALL’EURO NON È UNA QUESTIONE ATTUALE
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- Di Comintern
- Giovedì, 17 Dicembre 2020 06:53
Esistono due modi per gestire una uscita dall’euro: quelli che consentirebbero attraverso meccanismi di politica economica di proteggere i salari e le condizioni di lavoro dagli effetti dell’uscita oppure quelli che favorirebbero niente altro che la speculazione internazionale. Nel primo caso, se si introducono controlli sui movimenti di capitale e meccanismi di protezione dei salari, si favoriscono i lavoratori. Nel secondo caso, ci si affida al libero gioco del mercato dei cambi e si favoriscono gli speculatori. II più probabile, allo stato dei fatti, é il modo di uscita da “destra” con l’obiettivo di arrivare a cambi flessibili e favorire la svalutazione allo scopo di rendere il Paese appetibile per i capitali esteri a caccia di acquisizioni a buon mercato anche favorendo le fughe di capitale, aprendo alle acquisizioni estere del capitale bancario e degli ultimi spezzoni rilevanti di capitale industriale nazionale; i salari sarebbero lasciati completamente sguarniti di fronte a un possibile sussulto dei prezzi e soprattutto delle quote distributive di reddito. L’ipotesi di uscita dall’euro da “sinistra” dovrebbe puntare, strategicamente, su un arresto delle fughe di capitale, su accorte nazionalizzazioni al posto delle acquisizioni estere dei capitali bancari, su un meccanismo di indicizzazione dei salari e di amministrazione di alcuni prezzi base per governare gli sbalzi nella distribuzione dei redditi; ne verrebbe di conseguenza la proposta di creare un’area di libero scambio tra i paesi del Sud Europa. Oggi l’ipotesi di uscita “da destra” in nome della sovranità monetaria viene (teoricamente) caldeggiata dai Paesi del cosiddetto «Patto di Visegrad». Ma questa scelta, nel contesto di contrapposizione finanziaria in atto tra le borghesie europee, porterebbe allo sganciamento da un regime di cambi fissi che già in passato ha prodotto veri e propri disastri in termini di liquidazione del capitale nazionale e di distruzione dei diritti sociali. L’uscita “da sinistra” resta obiettivo di lungo termine, inscindibile dalla costruzione degli Stati socialisti d’Europa.