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DRAGHI COME MONTI? NO, DUE TECNOCRATI MA CON DUE DIVERSI OBIETTIVI

Draghi come Monti? Diverse le premesse che hanno portato al potere uomini della tecnocrazia finanziaria, diversi gli obiettivi pur sempre nell'ambito della ristrutturazione del capitalismo italiano. Il governo Draghi sarà molto diverso da quello Monti: soprattutto perché le circostanze storiche attuali sono assai differenti da quelle del 2011. Definito da tutti “di alto profilo” e fondamentalmente tecnico non avrebbe come compito quello di avviare una fase si consolidamento fiscale ma, piuttosto, il contrario: la crisi pandemica impone di spendere di più, non di fare austerity. Il governo dovrebbe assicurarsi, infatti, che il sostegno fiscale disponibile attraverso lo strumento del Recovery Fund venga dispiegato prontamente e in modo efficace. La fase attuale, dunque, sarà inevitabilmente segnata da deficit più generosi rispetto al passato; tutto il contrario rispetto alle manovre “lacrime e sangue” promesse e poi realizzate da Monti. Trattandosi di un governo che farà investimenti e spese, e non austerità, l’esecutivo Draghi si reggerà su basi più solide rispetto a quelle di qualsiasi altro governo tecnico che lo ha preceduto nel recente passato. Monti fu spietato, non tenne in alcuna considerazione i bisogni dei lavoratori, dei giovani, delle famiglie. Draghi ha dichiarato che vorrà usare e sostenere il debito "buono" a fini produttivi - quali investimenti nel capitale umano, nelle infrastrutture cruciali per la produzione, nella ricerca - e non, invece, per fini improduttivi come debito "cattivo" da sperperare in sussidi che servono ai giovani per sopravvivere ma che un giorno o l’altro finiranno. A loro Draghi vuole dare di più, non solo una forma di solidarietà intergenerazionale ma tutti gli strumenti necessari a dover ripagare il debito che oggi lo Stato sta creando. Ma tutto questo non basta a chi vuole “cambiare lo stato di cose presenti”. È il momento che la Sinistra e i comunisti organizzino in modo unitario la lotta, politica e sindacale, con l’obiettivo di condizionare in senso sociale - nel Parlamento, nelle fabbriche e in piazza - le scelte di politica economica del governo in un momento drammatico e decisivo della storia del nostro Paese.




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