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MA ALLO STATO CONVIENE RIDURRE IL DEBITO PUBBLICO?
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- Di Comintern
- Martedì, 06 Aprile 2021 17:51
Il debito pubblico si sta trasformando da spesa a risorsa per le casse dello Stato. E’ quello che sta accadendo da quando la Bce ha lanciato le sue operazioni di acquisto, prima con il Quantitative Easing e poi con il piano “pandemico” Pepp, inondando di liquidità il mercato – in specie quello dei titoli pubblici – e consentendo sensibili risparmi alle finanze dei governi. L’ultimo bilancio di Banca d’Italia parla chiaro: l’ammontare dei dividendi devoluti allo Stato è al suo massimo storico. Ma come è possibile? La Bce acquista indirettamente i titoli di Stato, sul mercato secondario e non in sede di asta, dalle banche centrali dell’eurozona aderenti al Sebc, il Sistema europeo di banche centrali. Scelta effettuata nel 2015 con l’obiettivo di ripartire pro-quota il rischio delle potenziali perdite legate all’operazione. Il 31 marzo scorso la Banca d'Italia ha approvato il rendiconto per l’anno 2020: il totale delle attività, in gran parte titoli detenuti per finalità di politica monetaria, cresce di oltre il 30% attestandosi a quota 1.296 miliardi di euro, mai così alto negli ultimi anni. Su questi titoli l'istituto effettua le relative operazioni, soprattutto incassando le cedole periodiche corrisposte dal ministero dell’Economia, che confluiscono nel conto economico del proprio bilancio, andando a determinare il risultato di esercizio. L’utile netto nel 2020 - poco più di 6 miliardi di euro rispetto agli 8 miliardi di euro del 2019, dovuto ai minori introiti derivanti dalle operazioni di rifinanziamento - è stato tuttavia rimpolpato dal maggior afflusso di interessi sul debito pubblico a seguito del forte aumento dei titoli nell’ambito delle citate operazioni condotte per conto della Bce. Dopo aver diviso parte dell’utile tra i partecipanti al capitale - quindici banche, più Inps e Inail hanno ottenuto 340 milioni di euro e 67 milioni di euro sono stati destinati a riserva ordinaria - il resto è finito direttamente nelle casse dello Stato. Stiamo parlando di 5,9 miliardi di euro che la Banca d’Italia ha incassato, per lo più, dalla gestione di una fetta consistente superiore al 20% del debito pubblico, i cui interessi sono stati retrocessi al ministero dell’Economia. La cifra complessiva è importante già da tempo: dal 2015 ad oggi, dalla Banca d'Italia sono ritornati al Ministero dell'Economia oltre 20 miliardi di euro a cui aggiungere più di 6 miliardi di euro sotto forma di imposte. Il debito pubblico per qualcuno comincia ad essere redditizio.