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I SOSTEGNI DEL DRAGO SOLO ALLE GRANDI AZIENDE: ERA GIÀ TUTTO SCRITTO

Uno studio redatto dalla Confederazione Generale Italiana dell'Artigianato (CGIA) di Mestre documenta la destinazione dei 35,5 miliardi di euro di aiuti fino ad ora previsti dal governo Draghi per l’anno in corso: 6,5 miliardi di euro per la decontribuzione Inps relativa alle nuove assunzioni; 6,3 miliardi di euro come credito di imposta per gli investimenti; 2,5 miliardi di euro per decontribuzione Inps in capo alle partite Iva che l’anno scorso hanno perso oltre un terzo di fatturato. Lo studio della CGIA sostiene che i 15,3 miliardi di euro, pari al 43% del totale aiuti riferiti al 2021 “difficilmente potranno essere ad appannaggio delle micro-imprese e dei lavoratori autonomi che sono state le realtà più colpite dalla crisi. In primo luogo, perché in questo momento non hanno certo la necessità di assumere; in secondo luogo perché non hanno sicuramente la liquidità per attivare nuovi investimenti; in terzo luogo, a causa dell’assenza del decreto del ministero del Lavoro che doveva essere approvato entro i primi giorni dello scorso mese di marzo, non possono ancora beneficiare dello sconto contributivo Inps.” Da tenere presente infatti che, escludendo i lavoratori dipendenti del pubblico impiego, le attività con meno di 20 addetti costituiscono il 98% delle imprese presenti nel nostro Paese, danno lavoro al 54,6% degli occupati e producono il 37% del valore aggiunto nazionale annuo. Un risultato non riscontrabile in nessun altro grande Paese dell’Unione Europea. Per converso, su 1.737.526 società di capitali presenti in Italia (su 6.272.911 aziende) solo 182 società, non filiali di multinazionali estere, superano il miliardo di euro. Mentre invece, secondo i requisiti definiti dalla Commissione europea in termini di dipendenti, fatturato e attivo di bilancio, le PMI in Italia sono 148.531: di queste, 123.495 sono piccole imprese e 25.036 sono medie imprese. Esse rappresentano il 24% delle imprese che hanno depositato un bilancio valido e occupano oltre 4 milioni di addetti di cui 2,2 milioni lavorano in aziende piccole e 1,9 milioni in aziende di medie dimensioni. Lo studio, quindi, è un'ulteriore conferma dell'orientamento politico- economico del governo attuale: sostenere le grandi imprese. Orientamento che, tra l’altro, Draghi aveva già espresso  unitamente ad altri esperti del «Gruppo dei Trenta» nel  documento “Rivitalizzare e ristrutturare le aziende dopo il Covid” dal quale si deduce come egli sia favorevole all’intervento dello Stato solo quando necessario, quando cioè senza di esso i costi sociali sarebbero altissimi, e come incentivi e ristori a pioggia vadano evitati perché a volte si traducono in infruttuose elargizioni, specie nel caso delle cosiddette «aziende zombie» cioè quelle destinate al fallimento. È inutile, scrivono gli esperti nel documento citato, praticare su aziende in crisi una specie di accanimento terapeutico, se si capisce che sopravvivrebbero giusto per il tempo di erogazione dei sussidi. Dovranno, quindi, essere fatti opportuni distinguo tra le aziende che non possono essere salvate e quelle che, con un aiuto mirato, possono ripartire evitando di sprecare soldi. In tal modo, il governo dovrebbe incoraggiare aggiustamenti nel mercato del lavoro – si legge sempre nel documento stilato dal G30 – con la conseguenza che alcuni lavoratori dovranno cambiare azienda o settore supportati da appropriati percorsi di riqualificazione e assistenza economica. Ma il governo del Drago supporterà concretamente i lavoratori?




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