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MUTUALISMO O MARXISMO? PROUDHON O MARX?
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- Di Comintern
- Venerdì, 22 Settembre 2023 15:24
Pierre-Joseph Proudhon e Karl Marx: due pensatori che, nel tempo, continuano a suscitare grandi entusiasmi e aspre critiche. Proudhon, nella sua messianica dedizione al pensiero utopico, fu considerato, non senza laceranti contrasti, un riformatore genuino ed un autentico rivoluzionario. Marx, difatti, nelle sue opere giovanili, dichiara con grande entusiasmo che il concetto di "proprietà" di Proudhon è il manifesto del pensiero filosofico e politico del proletariato moderno ed è una dichiarazione di guerra al sistema capitalistico, importante quanto il proclama di Sièyès, per il "Terzo Stato". In seguito, però, egli romperà con Proudhon: l'opera «Misère de la philosophie. Réponse à la "Philosophie de la Misère» del 1847 fu la sua risposta a «Système des contradictions économiques, ou Philosophie de la misère» scritta da Proudhon nel 1846. In esso Marx analizza la filosofia proudhoniana e, con una severa sintesi, che susciterà scalpore e polemiche senza fine, la ricondurrà ad una semplice espressione del pensiero piccolo-borghese. Fu in quella fase storica che la relazione filosofica, politica ed economica tra Marx e Proudhon si interruppe con la susseguente proposizione di due futuri progetti sociali incompatibili: quello del collettivismo comunista e quello del federalismo mutualista anarchico. Il più importante punto di divergenza dal marxismo fu il rifiuto da parte di Proudhon di ogni forma di Stato inteso come elemento autoritario che avrebbe leso l'autodeterminazione dei cittadini e dei gruppi sociali, laddove, invece, Marx ribadì la necessità di instaurare un'entità statale, il socialismo, di transizione dal sistema capitalistico al comunismo. Proudhon (poi anche Bakunin) riteneva che nel periodo post-rivoluzionario sarebbe stato un abuso l'instaurazione di qualsiasi entità statale in quanto le masse popolari non avrebbero dovuto essere condizionate da nessuna élite e neanche essere indirizzate in alcun modo. Proprio in questo consiste il velleitarismo proudhoniano, nel pensare cioè che masse inesperte, guidate da una coscienza sociale ancora rozza, potessero autodeterminarsi senza l'ausilio ideologico e pratico di avanguardie destinate a guidarle: del partito. Da qui la polemica con Marx e l’attacco che questi gli scagliò contro: Proudhon non sarebbe stato favorevole ad un periodo di transizione statalista perché, in effetti, non era favorevole all'espropriazione della borghesia ritenendo che delle "riforme" tese a rendere più equa la distribuzione della ricchezza fossero sufficienti per giungere al socialismo. Proudhon contestava l'uso della violenza rivoluzionaria che Marx riteneva inevitabile giudicandola in contraddizione con il fine che avrebbe voluto conseguire. Ed in effetti, Proudhon propose, nel 1853, le sue tesi su come “soddisfare le giuste esigenze del proletariato senza ledere i diritti acquisiti della borghesia” che in seguito - sotto forma di “corporativismo” - servirono come impalcatura politica al modello sociale fascista. Tornando a tempi a noi più vicini, la riproposizione della conflittualità tra «socialismo libertario» e «socialismo scientifico» si manifestò anche tra il PSI guidato da Bettino Craxi e il PCI guidato da Enrico Berlinguer, in occasione di quella che è passata alla storia della definitiva rottura dei rapporti tra socialisti e comunisti italiani come la "polemica agostana” di Craxi nei confronti di Berlinguer. Il 27 agosto 1978, sul settimanale l’Espresso apparve un lungo articolo di Bettino Craxi, dal titolo «Il Vangelo socialista» - ritenuto il documento politico del socialismo libertario craxiano - quale risposta ad una intervista di Enrico Berlinguer sul marxismo e sul leninismo. Questo confronto segnò, anche e soprattutto politicamente, l'apice di un confronto teorico serrato tra il Psi e il Pci che dette inizio ad una divisione a sinistra, tra socialisti e comunisti, mai più ricomposta. Al giorno d’oggi, scomparsi i grandi partiti storici della sinistra riformista e rivoluzionaria, assistiamo ad una semplicistica rivisitazione del pensiero di Proudhon, nella versione del cosiddetto "comunismo dal basso" - il mutualismo - presente quale fondamento teorico di partiti e movimenti, segnatamente Partito della Rifondazione Comunista e Potere al Popolo. Viste e considerate queste esperienze di movimentismo in corso d’opera non è esagerato parlare di “regressione” relativamente ai tentativi di rifondare il comunismo non sulle sue proprie basi marxiste ma sui parametri del socialismo piccolo-borghese ed antimarxista.