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GORBACEV: OBIETTIVO L'ANNIENTAMENTO DEL COMUNISMO
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- Di Comintern
- Domenica, 13 Marzo 2016 16:58
Discorso tenuto in un seminario dell’università statunitense della Turchia
(Sovetskaja Rossija 19 agosto 2000)
"L’obiettivo della mia vita è stato annientare il comunismo, la sua insopportabile dittatura sulla gente. Mia moglie mi ha pienamente appoggiato; lei ha capito tutto prima di me. Per raggiungere tale finalità ho approfittato della mia posizione nel Partito e nel Paese. Mia moglie, in particolare, mi ha spronato a raggiungere posizioni sempre più elevate. Quando ho visitato l’Occidente, ho compreso che non avrei potuto rinunciare al mio obiettivo. A questo scopo ho dovuto sostituire l’intera direzione del PCUS e dell’URSS, così come le direzioni di tutti i Paesi socialisti. Il mio ideale erano i governi dei Paesi socialdemocratici. L’economia pianificata non permetteva di sviluppare il potenziale dei popoli dell’area socialista. Solo la graduale adozione dell’economia di mercato avrebbe potuto offrire ai nostri paesi l’opportunità di svilupparsi dinamicamente. Ho trovato altri compagni disposti a realizzare questi obiettivi; tra loro, in particolare, A. N. Jakovlev ed E. A. Shevardnadze, persone eccezionali. Il mondo senza il comunismo sarà più luminoso. Dopo il 2000 si entrerà in una fase di prosperità generalizzata. Tuttavia, esiste ancora una forza in grado di frenare il nostro movimento verso la pace e la creatività. Mi riferisco alla Cina. Ho visitato quel Paese nel periodo delle grandi manifestazioni studentesche, quando sembrava che il Comunismo stesse per cadere. Mi ero preparato a parlare davanti ai manifestanti in quella grande piazza, a esprimergli la mia simpatia e il mio appoggio e a spronarli a continuare la lotta per affermare anche nel loro Paese la perestrojka. La dirigenza cinese non solo non ha appoggiato il movimento studentesco ma, reprimendo tanto duramente le manifestazioni, ha commesso un grave errore. Se in Cina si fosse avviata la fine del comunismo, per il mondo sarebbe oggi più facile muoversi lungo il cammino della concordia e della giustizia. Era mia intenzione mantenere intatti i confini dell’URSS, ma sotto un nuovo nome che riflettesse l’essenza delle trasformazioni avvenute. Non ci sono riuscito. Eltsin aspirava morbosamente al potere senza avere la benché minima idea di che cosa significasse uno Stato democratico. Lui, in particolare, ha sgretolato l’URSS, trascinandola nel caos politico e nelle conseguenti difficoltà in cui versano oggi i popoli delle ex repubbliche sovietiche. La Russia non può essere una grande potenza senza l’Ucraina, il Kazakhstan e le Repubbliche del Caucaso. Ma questi Stati se ne sono andati per la propria strada, e un’unione formale non avrebbe senso perché condurrebbe al caos costituzionale. Gli Stati indipendenti possono unirsi solo sulla base di un’idea politica comune sull’economia di mercato, sulla democrazia e sui diritti uguali per tutti i popoli. Quando Eltsin ha distrutto l’URSS, ho lasciato il Cremino, e qualche giornalista ha immaginato che piangessi per questo. Ma non ho affatto pianto, perché sono stato io a farla finita con il Comunismo in Europa. Però bisogna farla finita con il Comunismo anche in Asia, perché è l’ostacolo fondamentale lungo il cammino dell’umanità verso gli ideali di pace e concordia globale. La disintegrazione dell’URSS non ha portato alcun vantaggio agli Stati Uniti. Adesso loro non hanno più un partner di riferimento nel mondo, come sarebbe stata un’URSS democratica. Io non sono riuscito a tenere unito il mio Paese. In mancanza di un partner paritario, gli Stati Uniti hanno avuto la tentazione naturale di assumere il ruolo di unico Paese leader mondiale, il che può andare contro gli interessi di altri Stati, specialmente quelli più piccoli. Questo comporta molti pericoli, sia per gli Stati Uniti sia per il resto del mondo. Il cammino dei popoli verso la vera libertà è lungo e difficile, ma sarà certamente coronato dal successo. Per conseguire tale successo, il mondo dovrà liberarsi dal Comunismo".